I tre segnali di Xi

America-Cina Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera

Mercoled 18 gennaio 2023

editorialista di Andrea Marinelli

Buongiorno, e bentornati a bordo di questa newsletter per il nostro viaggio quotidiano fra Pechino e Washington. Oggi il tragitto parte da Davos, dove prima il presidente ucraino Zelensky e poi il cancelliere tedesco Scholz saliranno sul palco del World Economic Forum e daranno i titoli alla nostra giornata. Proprio da Davos, ieri, è arrivato del resto uno dei tre segnali lanciati al mondo da Xi (sopra, nella foto Afp), che sta cercando di sfuggire alla tenaglia del Covid, della stagnazione economica, della denatalità.

Mentre invasori e resistenza manovrano guardando a un conflitto lungo, in Ucraina questa mattina un elicottero è precipitato su un asilo di Brovary, alle porte di Kiev: trasportava il ministro dell’Interno e alcuni funzionari, al momento le vittime sarebbero 18. Parliamo poi di stragi americane, dalla California all’Idaho, di imbrogli scolastici con l’intelligenza artificiale, di uccelli in pericolo, di ciò che portiamo in quest’anno nuovo e di quello che ci lasciamo alle spalle: fra le altre cose, come ci insegna l’uomo che mentiva su tutto, perderemo «la verità».

Buona lettura!

La newsletter America-Cina ed è uno dei tre appuntamenti de «Il Punto» del Corriere della Sera. Potete registrarvi qui e scriverci all’indirizzo: americacina@corriere.it.

1. Prima Zelensky, poi Scholz: la giornata al World Economic Forum
editorialista
di Federico fubini

inviato a Davos

imageIl cancelliere tedesco Olaf Scholz, 64 anni, con la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, 42 (foto Afp/John MacDougall)

Per uno scherzo del destino, l’agenda del World Economic Forum l’ha messo immediatamente prima di Volodymyr Zelensky e lui non deve averlo vissuto come un grande favore. Olaf Scholz è l’unico leader di un Paese del G7 che osa affrontare i rischi di impopolarità domestica e presentarsi a Davos quest’anno. Lo fa il giorno dopo aver cambiato il suo ministro della Difesa, nominando l’outsider della Spd Boris Pistorius al posto di Christine Lambrecht, dopo mesi di esitazioni e contestazioni sui ritardi negli aiuti militari all’Ucraina.

Ora il governo di Kiev, anche qui a Davos, sta chiedendo con insistenza che i tedeschi permettano la fornitura dei carri armati Leopard. La Germania per ora ancora una volta prende tempo, ma Scholz oggi qualche segnale dovrà darlo. Comunque il cuore del suo intervento sarà sulle politiche industriali e su come la Germania o l’Europa possono rispondere all’ondata di sussidi americani all’industria dell’energia pulita e a quella dei semiconduttori. Questo è del resto uno dei temi centrali sui quali la rappresentante al Commercio americana Katherine Tai si confronterà con i delegati europei qui a Davos. Compresa, last but non least, la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde.

2. Le promesse a Davos, i supereroi liberati, i 700 miliardi recuperati da Big Tech: 3 segnali da Xi
editorialista
di Guido Santevecchi

corrispondente da Pechino

imageDanai Gurira e Angela Bassett in Black Panther: Wakanda Forever, che sbarca al cinema in Cina

Si può dar credito a un discorso politico e due film del genere supereroi per scommettere che la Cina si sta davvero riaprendo al mondo? Diversi analisti cominciano a sperare che Xi Terzo (incoronato segretario generale per la terza volta al Congresso di ottobre) abbia deciso di sorprendere positivamente il globo. Vediamo i segnali. Ieri sul palco del World Economic Forum di Davos si è presentato il vicepremier Liu He, pragmatico zar dell’economia e finanza mandarina. Messaggio: la Cina tornerà alla normalità in questo 2023, l’economia ripartirà dopo il deludente +3% del 2022 danneggiato ancora dalla insostenibile politica Covid Zero, le importazioni aumenteranno consistentemente, le regole di mercato saranno rafforzate.

Non sono parole da sottovalutare quelle di Liu He, perché si sommano ad altri segnali incoraggianti da Pechino: in particolare quello sulla fine della grande purga contro le «piattaforme internet», come le autorità chiamano le aziende Big Tech cinesi. La Banca del Popolo ha appena annunciato che è «fondamentalmente conclusa la campagna di rettificazione» che dall’autunno 2020 aveva sottoposto a sorveglianza politica rafforzata, multe miliardarie e «spezzatini» Alibaba, Tencent, Didi, Meituan e un’altra decina di colossi dell’ecommerce e dei servizi basati su app onnipotenti. La dichiarazione di fine ostilità del Partito-Stato, sommata alla fine di lockdown e quarantene hanno dato fiducia agli investitori: i titoli tecnologici, guidati da Alibaba e Tencent hanno recuperato da dicembre circa 700 miliardi di dollari di valore in Borsa.

E poi c’è il caso di due film americani della Marvel. Le produzioni degli studios controllati dalla Disney erano state bandite dalla Cina nel 2019, senza spiegazioni. Grande delusione di milioni di fan cinesi dei supereroi hollywoodiani che macinavano centinaia di milioni di dollari ai botteghini di Pechino. Dietro il loro oscuramento la guerra fredda politico-commerciale Usa-Cina e la censura cinese che non vedeva bene scene con protagonisti Lgbtq e immagini della Statua della Libertà di New York. Senza alcuna spiegazione sono tornati in cartellone ora Black Panther: Wakanda Forever e Ant-Man and The Wasp: Quantumania. Grande entusiasmo sui social cinesi, dove i fan invocano già la riprogrammazione di tutto Spider Man no way home, Doctor Strange in the Multiverse of Madness e alti blockbuster che si erano persi dal 2019.

3. Due analisi sulle ombre della crisi demografica

image

(Guido Santevecchi) Le prospettive di «ritorno alla normalità» della Cina sono però offuscate dai dati sul declino demografico. Lo zar economico Liu He non ne ha fatto cenno nella sua orazione per riconquistare i cuori (e i portafogli) di miliardari, banchieri ed economisti riuniti a Davos. Ma ieri Pechino ha ammesso quello che gli analisti internazionali avevano previsto già da anni: il virus della denatalità ha contagiato anche i cinesi. Per la prima volta dalla grande carestia del 1961 la popolazione cinese nel 2022 si è ristretta, il numero dei neonati è stato superato da quello dei deceduti per 850 mila unità. Soprattutto, il calo delle nascite prosegue ormai da sei anni consecutivi, nonostante l’abolizione della famigerata legge sul figlio unico. Meno nati significano in prospettiva meno persone nel processo produttivo, meno consumatori, aumento del costo del lavoro.

Abbiamo raccolto due analisi sul rischio che «la Cina invecchi prima di diventare ricca».

  • «Non c’è solo il problema della denatalità, bisogna considerare anche i flussi migratori dalla Cina, in tutto stiamo perdendo da tempo circa 2.400 cittadini al giorno», ci dice da Hangzhou il professor Zhang Gangfeng, economista e docente alla School of Management all’università dello Zhejiang. «Il calo nella nostra popolazione sembra un fenomeno irreversibile, come accade in Giappone e In Sud Corea già da anni».
  • «Il declino della popolazione appare un percorso inevitabile e non potrà essere rovesciato, come hanno mostrato molti altri Paesi a reddito medio-alto», risponde la dottoressa Yu Jie, senior research fellow sulla Cina nel programma di studi Asia-Pacifico di Chatham House, il grande think tank basato a Londra. (…) La dottoressa Yu vede anche un altro problema che non lascia sperare in un’inversione di tendenza che torni a riempire le culle della Repubblica popolare: «È la questione dell’eguaglianza di genere nella società, in termini di prospettive di carriera per le donne lavoratrici e madri, di welfare per le giovani che vogliono un impiego e un potere economico loro. Se non si dà risposta a queste domande, sarà impossibile incoraggiare le donne alla maternità, come vediamo da anni in altre società in Asia, in particolare Giappone e Corea del Sud».
4. L’elicottero del ministro dell’Interno ucraino precipita su un asilo di Brovary
editorialista

imageUn’immagine dell’incidente di questa mattina a Brovary (foto Epa/Sergey Dolzhenko)

Era ancora buio, Kiev avvolta nella nebbia, con i palazzi non illuminati ma la città già sveglia, i bambini diretti a scuola. Poi uno schianto assordante, le fiamme altissime, le urla. A Brovary, sobborgo orientale della capitale, un elicottero con a bordo i vertici del ministero dell’Interno è precipitato vicino a un asilo nido. Una strage. Il conteggio delle vittime aumenta drammaticamente con il passare delle ore. Al momento è arrivato a 18, tra loro anche tre bambini, oltre al ministro dell’Interno Denis Monastyrsky, il suo primo vice Yevheniy Yenin e il segretario di Stato Yuriy Lubkovychis. Nove di loro «erano persone del posto che stavano portando i propri figli all’asilo», ha riferito il vice capo dell’amministrazione presidenziale ucraina Kyrylo Tymoshenko alla Cnn. Ci sarebbero anche una trentina di feriti, tra cui 10 bambini.

L’elicottero apparteneva al servizio di emergenza statale ucraino. La gente riferisce che c’è stata una forte esplosione e che l’elicottero ha volteggiato più volte in aria e solo dopo è caduto. Le autorità ucraine stanno indagando sull’accaduto, è stata istituita una commissione speciale: nessuna ipotesi è stata per ora esclusa. Un portavoce dell’Aeronautica militare ucraina, Yuriy Ignat, ha spiegato ai media locali che ci vorrà tempo per accertare le cause dello schianto. «Non basteranno uno o due giorni», ha chiarito. Intanto il Paese piange altre vittime civili. «Oggi si è verificata una terribile tragedia a Brovary, alle porte di Kiev», ha annunciato stamattina il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un post su Telegram. «Il dolore è indicibile».

TACCUINO MILITARE | Le grandi manovre di Russia e Ucraina
editorialista

imageLa tabella diffusa dalla difesa degli Stati Uniti sullo sforzo logistico per sostenere l’Ucraina

Grandi manovre per i due schieramenti. Gli alleati proseguono nell’invio di aiuti per mettere in condizioni Kiev di resistere e tentare in primavera la liberazione di territori perduti. Il New York Times ha rivelato che gli Usa hanno attinto ai grandi depositi di munizioni americani presenti in Israele e Sud Corea, due Paesi che sono comunque in aree critiche. Il Pentagono ha soprattutto «pescato» proiettili per artiglieria pesante, consumi con una cadenza di 90 mila al mese.

Interessante la tabella diffusa dalla difesa degli Stati Uniti sullo sforzo logistico per sostenere l’Ucraina: decine di migliaia di pezzi, dagli elmetti ai mezzi blindati, trasferiti con navi, aerei, treni. Fondamentale la struttura, la capacità di trasferimenti massicci e il ruolo della Polonia, punto d’arrivo per la maggior parte dei carichi.

La Russia vara una grande riorganizzazione delle forze armate da attuare nel periodo 2023-2026, l’obiettivo di lungo termine è di arrivare ad oltre un milione e mezzo di soldati. La riforma deve investire ogni settore, prevede la costituzione di nuovi comandi e maggiore attenzione alla preparazione. Il messaggio — secondo gli analisti — è chiaro: il Cremlino ritiene che il conflitto durerà a lungo e vuole avere le risorse a disposizione. Intanto sarebbe imminente una nuova mobilitazione di riservisti.

5. Nuovo picco di morti per il Covid in Cina: «36 mila al giorno»

imageLa stazione ferroviaria Hongqiao di Shanghai piena per le partenze del Capodanno lunare (foto Reuters)

(Guido Santevecchi) A Davos il vicepremier Liu He ha assicurato che il picco dei contagi Covid-19 è stato superato. Non ha citato i decessi, che evidentemente non entrano nella sua agenda economica. La settimana scorsa Pechino ha finalmente ammesso che il coronavirus purtroppo uccide anche i cinesi: dopo aver tenuto fermo per un meso il conto dei decessi a 37, le autorità hanno affermato che «negli ospedali della Repubblica popolare dall’8 dicembre al 12 gennaio sono morti 59.938 pazienti contagiati». Il dato non ha chiuso la polemica: l’Organizzazione mondiale della sanità lo ritiene ancora ampiamente sottostimato, visto che i contagi avrebbero superato quota 900 milioni e il tasso di mortalità registrato dalla Cina risulta irrisorio rispetto a quelle del resto del mondo: un solo esempio, in Italia registriamo ancora circa 100 morti al giorno su una popolazione 25 volte meno numerosa di quella cinese.

Oggi Airfinity, istituto di analisi epidemiologiche basato in Gran Bretagna, ha elaborato un modello secondo il quale il picco di decessi salirà a 36 mila al giorno subito dopo i grandi spostamenti nel territorio per le feste del Capodanno lunare, che cade domenica prossima, 22 gennaio. Nell’ultimo aggiornamento di Airfinity, i contagi potrebbero raggiungere quota 4,8 milioni al giorno. Secondo il nuovo modello elaborato dal gruppo britannico, i decessi totali per Covid-19 in Cina dall’1 dicembre 2022 al 17 gennaio scorso sarebbero 608 mila. Il peggio di questa ondata probabilmente è passato nelle grandi città come Pechino, dove la vita è tornata alla quasi normalità; ma ora il nuovo fronte (sconosciuto) è nelle zone rurali della Cina.

6. Stragi americane, dall’Idaho alla California

imageLo sceriffo della contea di Tulane, in California, Mike Boudreaux

(Guido Olimpio) California, area agricola di Goshen. Lunedì all’alba almeno due sicari si sono introdotti in una casa ed hanno ucciso sei persone. Tra queste una mamma e il suo bimbo, Nicholas, di appena 10 mesi: gli agenti hanno trovato i loro corpi abbracciati. Tre altri membri della famiglia sono scampati alla strage nascondendosi. Per la polizia è un massacro «in stile cartello», forse legato a vicende di droga. Gli investigatori non escludono che l’attacco sia un messaggio letale o una punizione da parte di un gruppo criminale strutturato. Nella speranza di ottenere qualche informazione è stata offerta una ricompensa di 10 mila dollari.

Bryan Kohberger è accusato di aver assassinato i 4 studenti universitari a Moscow, Idaho. Giallo atroce che ha catturato l’attenzione dell’intero Paese. Secondo il magazine People l’omicida, nelle settimane precedenti al delitto, avrebbe mandato numerose email ad una delle vittime, una ragazza. Che, però, non ha risposto ai suoi messaggi. Durante l’inchiesta si è parlato dell’azione di uno stalker ma anche dell’odio verso le donne da parte di Bryan. Al momento le autorità non hanno rivelato dettagli sul movente.

7. La scuola contro l’intelligenza artificiale: fa i compiti al posto degli studenti
editorialista
di massimo gaggi

da New York

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Da New York a Los Angeles, passando per Seattle, i responsabili dei distretti scolastici delle città americane nelle quali l’uso delle tecnologie dell’intelligenza artificiale è più diffuso, stanno vietando, nei licei e nelle altre scuole dei vari gradi, l’uso di computer che hanno accesso a generatori intelligenti come ChatGPT, capaci di scrivere in pochi secondi un tema su qualunque argomento assegnato dai docenti: testi indistinguibili da quelli degli studenti in carne ed ossa. I quali, seguendo queste scorciatoie tecnologiche, rischiano di non saper più comporre un testo articolato, fino a perdere la capacità di sviluppare quel pensiero critico che deriva proprio dall’esercizio della scrittura.

Le università, invece, non hanno introdotto divieti per non essere accusate di violare i sacri principi della libertà accademica e perché ritengono sia impossibile bloccare con un muro tecnologie sempre più penetranti e in rapida evoluzione. Tecnologie che molti docenti, poi, sperano di poter utilizzare anche in modo costruttivo. Ma da quando, a novembre, Open AI, il centro di ricerche forse più avanzato al mondo nel campo dell’intelligenza artificiale, ha reso pubblicamente disponibile il chatbot ChatGPT, l’allarme è scattato in tutte le istituzioni accademiche, molte delle quali hanno creato task force interne per studiare contromisure: azioni che vanno dalla reintroduzione della scrittura a penna in luogo dei paper realizzati alla tastiera, alla sostituzione degli scritti con test orali, all’uso di nuovi software spesso capaci di riconoscere un testo prodotto da una macchina, come il programma GPTZero messo a punto da uno studente dell’università di Princeton.

Col progresso dell’intelligenza artificiale che ha ormai raggiunto capacità «generative» — cioè la capacità di andare, grazie al machine learning, oltre l’analisi dei dati esistenti, creando nuovi testi, immagini, video e codici informatici — da mesi ci si chiede come questa nuova tecnologia cambierà il mondo, dalla produzione industriale all’arte. Ma, mentre si discute di come nei prossimi anni i nuovi strumenti integreranno (o sostituiranno) anche il lavoro di professionisti come i giornalisti o gli avvocati, dei programmatori e perfino dei pittori e dei compositori di musica, la decisione di OpenAI di offrire al pubblico il suo nuovo chatbot ha scatenato in pochi giorni un terremoto nel mondo dell’istruzione.

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8. Gli uccelli «trasferiti» per salvarli dal cambiamento climatico

imageScenziati al lavoro a Tern Island (foto Ap)

(Alessandra Muglia) Tern Island è una minuscola isola corallina dell’atollo French Frigate Shoals nelle Hawaii, minacciata dall’innalzamento dell’oceano: oggi si trova a soli 1,8 metri sopra il livello del mare. Nel disperato tentativo di salvare una specie di uccelli marini che la popolano, gli scienziati hanno pensato di trasferire i loro piccoli su un’altra isola dell’arcipelago a 800 chilometri di distanza. Si tratterebbe di offrire una nuova casa a 40 procellarie in erba, tra gli uccelli più abili nel volo tra i venti e le onde marine ma considerati a rischio estinzione. Verrebbero fatte «traslocare» in tane artificiali sull’isola di Oahu, dove si trova anche la capitale Honolulu, nella speranza che una volta cresciute tornino a riprodursi.

Spostare le specie per salvarle — una volta considerato tabù — è un’idea che sta rapidamente guadagnando terreno con il cambiamento climatico che sconvolge gli habitat. Trasferimenti simili vengono suggeriti per uccelli, lucertole, farfalle e persino fiori. Non senza qualche preoccupazione. L’attesa modifica dell’Endangered Species Act degli Stati Uniti da parte dell’amministrazione Biden renderebbe più facile il trasferimento di alcune delle specie più a rischio in luoghi in cui non sono state precedentemente registrate. Ma i repubblicani degli Stati occidentali — tra cui Montana, New Mexico e Arizona — contrari alla proposta mettono in guardia sul «caos ecologico» che l’introduzione forzata di «specie invasive» potrebbe provocare. Un rischio che bisogna correre, per il biologo Eric VanderWerf, dell’organizzazione no profit Pacific Rim Conservation. «Tern Island sta per essere spazzata via», questa è una certezza, ha avvertito.

9. Felpe, verità, caffeina e normalità: cosa portiamo e cosa lasciamo per questo 2023
editorialista

imageGeorge Santos, 34 anni, deputato repubblicano dello Stato

Cose che si portano nel 2023 secondo le predizioni del New York Times, che ne ha stilate tredici chiedendo ad altrettanti esperti di lifestyle: la morbidezza. Pellicce multicolori (finte), borse imbottite, colori pastello, piume, cover dello smartphone in cachemire, persino un McDonald’s interamente rivestito in lana (a Ustron, in Polonia). Il burro, conservato fuori frigo come nei ristoranti: è tra le tendenze foodie di Instagram. Essere «normie», cioè ostentatamente normali: look non studiatissimo, opinioni politiche non estreme. Attaccare bottone con estranei (dal vivo, non su internet). Felpe col cappuccio e pantaloncini, anche in politica: a John Fetterman, uomo del popolo che ha trionfato alle recenti elezioni del Senato in Pennsylvania contro una star tv, hanno portato bene.

Cose che non si portano più: la verità. Sarà l’anno dei cv gonfiati (come quello del deputato repubblicano George Santos) e delle «balle spaziali» in politica. I lacci delle scarpe: alzi la mano chi non ha comprato, già la scorsa estate, un paio di sandali tipo Birkenstock o di ciabatte modello Boston. Le beauty routine troppo lunghe. E dopo avere praticamente messo fuori moda le sigarette e creato una nicchia di mercato per i drink non alcolici (che spopolano in questo «dry january») la coscienza collettiva del marketing prende di mira il caffé: il 2023 sarà un anno «caffeine free» (nella speranza che come nel 2020, 2021 e 2022 non siano pandemie e guerre a tenerci svegli).

Grazie per averci letto fin qua. Buona giornata!

Andrea Marinelli

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